domenica 28 settembre 2008

lezioni di felicità...


siete di quelli che sono rimasti indifferenti e cinici davanti alla dolce surrealità del favoloso mondo di amelie?allora questo post non è per voi..vi prego,non continuate a leggere.Perché non potreste capire...
chi di voi invece era in attesa di un film cioccolatino che ricreasse un po' quel magico mondo,si accomodi pure...perché questa è la recensione del film che fa per voi.Lezioni di felicità. Odette Toulemond è una vedova che vive nel piccolo paesino di Charleroi. Lavoro modesto, figli fuori dal normale. La sua vita potrebbe assomigliare a una domenica pomeriggio a Charleroi. Ma attenzione, gente...perché Odette Toulemonde è FELICE...gode delle piccole cose, di collezionare bambole, di incollare piume la sera, di ballare in cucina sulle canzoni di Josephine Baker. E tutto questo grazie a Baltazar Balzan, uno scrittore un po' Coelho un po' Baricco, che con i suoi libri le ridona la felicità...ma la vita è strana, e per una serie di eventi, sarà Baltazar a bussare alla porta di Odette a chiederle come si fa ad essere felici...
avremmo bisogno un po' tutti di una Odette Toulemonde...sembra scontato ma è vero...la felicità è nel piccolo, e come Amelie si addormentava la sera con gli animali parlanti che vegliavano su di lei e le spegnevano la luce, così Odette si addormenta con davanti l'immagine di un tramonto con due sagome che le danno la buonanotte...amelie si scioglieva per l'emozione, odette comincia a sollevarsi da terra...è la felicità, prende all'improvviso e dura attimi...ma in una notte stellata puoi anche arrivare fino alla luna e sederti sulla sua curva...e pensare che la realtà sia quella...stelle e luna...

martedì 16 settembre 2008

galeotto fu il tris di cioccolato...e la birra...


...vi racconto un po' di fatti miei..dovete sapere che la migliore birra del mondo l'ho bevuta all'historia di puglianello..e dovete sapere anche che finché vivrò quel locale resterà il mio preferito, sarò un'aficionada a vita...sarà per quell'aria tra il gotico e il misterioso che si respira, sarà perché si mangia da dio...o sarà perché il mio amo mi ha portato lì la prima sera che siamo usciti insieme...un nebbioso venerdì di gennaio...e lì,tra una birra doppio malto e un tris di cioccolato,io ho capito che lui era speciale...e infatti siamo qui,quasi due anni dopo...e ogni volta tornarci è come ripetere la magia di quella serata...

domenica 7 settembre 2008

the way of losing...

L'arte di perdere non è difficile da imparare;
così tante cose sembrano pervase dall'intenzione
di essere perdute, che la loro perdita non è un disastro.
Perdi qualcosa ogni giorno. Accetta il turbamento
delle chiavi perdute, dell'ora sprecata.
L'arte di perdere non è difficile da imparare.

Poi pratica lo smarrimento sempre più, perdi in fretta:
luoghi, e nomi, e destinazioni verso cui volevi viaggiare. Nessuna di queste cose causerà disastri.
Ho perduto l'orologio di mia madre.
E guarda! L'ultima, o la penultima, delle mie tre amate case.
L'arte di perdere non è difficile da imparare.
Ho perso due città, proprio graziose.

E, ancor di più, ho perso alcuni dei reami che possedevo, due fiumi, un continente. Mi sono mancati, ma non è stato un disastro.
Ho perso persino te (la voce scherzosa, un gesto che ho amato). Questa è la prova. E' evidente,
l'arte di perdere non è troppo difficile da imparare,
benché possa sembrare un vero (scrivilo!) disastro.